La grande guerra significò per i ladini dolomitici il chiudersi di un’epoca: dal 1918 si datano la non desiderata annessione all’Italia, la nostalgia del legame tradizionale definitivamente infranto con il mondo asburgico, il rafforzarsi del sentimento della “ladinità”, le prime richieste di autonomia. Perciò la guerra 1914-1918 assurse a mito nella coscienza e nel ricordo popolare: essa fu interiorizzata come estrema ed inutile difesa della propria comunità minacciata dall’invasore proveniente da sud. Ma se la figura del combattente ladino-tirolese emerge spesso idealizzata nelle memorie postume, è rimasto però vivo anche il ricordo dell’altrettanto inutile sofferenza patita: esodo di profughi, internamenti, accuse e sospetti, fame e stenti accomunano i ladini agli altri popoli europei coinvolti nel conflitto. In questo libro vengono ricostruiti e documentati i due piani della realtà e del mito sui quali corre parallela l’esperienza della guerra; si evidenziano così aspettative e delusioni, entusiasmi e rifiuti, timori e speranze, meccanismi psicologici e comportamentali che la guerra attivò in questa piccola minoranza di confine contesa fra i due mondi italiano e tedesco, e la cui volontà rimase così spesso inascoltata nel corso del Novecento.
Cod: 9788868760717
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