«Dopo aver letto tutto ciò che riuscivo a trovare su Superman, dopo aver sfogliato centinaia e centinaia di comic book di Superman, dopo aver visto tutti i cartoni animati del sabato mattina, i serial cinematografici della Columbia, le serie televisive, i film, dopo quasi dieci anni di “ricerche” compiute per scrivere, in maniera credibile, due libri su di lui, il primo un romanzo, il secondo un lungo saggio, si potrebbe pensare che a questo punto io sia stanco a morte dell’Uomo d’Acciaio. Invece no. Per niente. Non ci sono nemmeno vicino. Provo ancora il più caloroso affetto per l’Azzurrone, come personaggio e come eloquente icona, insieme a un profondo interesse per gli scrittori e i disegnatori che hanno tenuto in vita la visione, anche se non la versione, che Jerry Siegel e Joe Shuster avevano a Cleveland durante la Grande Depressione. Dopo aver trascorso così tanto tempo con Superman, ovviamente ho delle preferenze. Apprezzo l’originale, certo, l’esuberante Superman proletario, e amo l’antico Superman tuttofare dei gloriosi cartoni animati della Max and Dave Fleischer Technicolor. Ammiro anche il massiccio Cittadino Superman di John Byrne e di Jerry Ordway (e lo yuppie Clark Kent) dei tardi anni Ottanta e ho un gran debole per il Superman dolce e goffo del graphic novel di Jeph Loeb e Tim Sale del 1998, Stagioni (Superman For All Seasons). Però, di tutte le molteplici incarnazioni di Superman nate negli ultimi settantacinque anni, quella per la quale provo l’affetto maggiore è il Superman dei comic book della Silver Age degli anni Cinquanta e Sessanta, il semidio-cavallo da soma in grado di riaccendere soli spenti con la sua vista calorifica, di superare la barriera del tempo senza nemmeno sudare, di leggere l’intero contenuto della Biblioteca del Congresso in un istante e di tappare abilmente un vulcano con la cima capovolta di una montagna; ma che, allo stesso tempo, non era mai – e dico mai – restio a compiere qualche super-numero all’Orfanotrofio di Metropolis. Il Superman al quale piaceva starsene per conto proprio nella sua artica Fortezza della Solitudine, carica di ricordi, che ha dato un orologio segnalatore al suo buon amico Jimmy Olsen e che abilmente (e, sì, lo ammetto, con un po’ di autocompiacimento) beffava la sua “ragazza” Lois Lane ogni volta che quest’ultima era certissima di avere scoperto la sua identità segreta; lo stesso Superman che appare in questa lunga raccolta di strisce quotidiane del 1959, 1960 e 1961. Infatti, quasi tutte le storie ristampate nel volume sono state adattate da avventure apparse originariamente sui comic book della DC (…)» (dalla prefazione di Tom De Haven)
Cod: 9788869117091
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